CRONACA DI BADOLATO

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ll latifondo del barone Gallelli di Badolato
12/04/2024
Quando da parte di padre discendi da una casata feudale di tradizione terriera, va da se che sei destinato ad avere grandi responsabilità storiche verso il latifondo di famiglia. Non è infatti un caso che da quando il 21 dicembre 2016 il barone Ettore Gallelli di Badolato (Dr. in Sc. Politiche con una tesi sull’imprenditoria femminile in Calabria, sposato con la nobile Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio e genero della Principessa Fabiola Cenci Bolognetti di Vicovaro) succeduto al padre nella gestione dello storico latifondo di famiglia, ha intrapreso e vinto tutte le cause contro coloro che coltivavano abusivamente alcuni terreni, così come ha intrapreso e vinto tutte le cause di usucapione tentate da terzi su altri fondi agricoli. Ultima vittoria giuridica in ordine di tempo è certamente quella di oggi, dato che il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Maddalena Cipriani del Tribunale di Roma, lette le motivazioni difensive del famoso studio legale Nocita di Roma, ha definitivamente archiviato la denuncia per calunnia mossa contro il barone Gallelli di Badolato dagli avvocati calabresi VARANO MARIANGELA e DOMENICO VALENTI (con studio legale a Soverato). I due giovani avvocati si dolevano (A LORO DIRE) di esser stati accusati ingiustamente dal barone Gallelli di Badolato, il quale li aveva denunciati per aver rappresentato il falso nell’atto di diffida che aveva ricevuto relativamente ad una causa di usucapione posta in essere dalla signora Angelina Carnuccio (loro assistita). Dalle indagini degli avvocati del barone Gallelli, la detta Angelina Carnuccio è infatti risultata essere residente in Svizzera, e quindi trasferitasi in Badolato da soli 10 anni (così come è scritto sul Registro Anagrafico presso il Comune). La Carnuccio era quindi impossibilitata a coltivare continuativamente e pacificamente uno dei fondi agricoli del barone Gallelli per oltre 20 anni (così come sancisce l’Art. 1158 c.c. che regolamenta l’usucapione) prova documentale per la quale l’Angelina Carnuccio era stata infatti denunciata assieme ai suoi due avvocati di Soverato. Per il medesimo motivo la signora Angelina Carnuccio sta perdendo la causa di usucapione contro il barone (così come in passato hanno perso tutti coloro che hanno inutilmente tentato di usucapire un qualsiasi terreno facente parte del latifondo di questo casato). Non è infatti credibile che una residente in Svizzera coltivi pacificamente per oltre 20 anni un terreno facente parte di un’antico latifondo, condotto dagli operai dell’azienda agricola del barone (il quale non solo è residente a castello Gallelli di Badolato, ma è tra l’altro pure imprenditore agricolo professionale -I.A.P.). Infatti i 630 ettari che tutt'oggi costituiscono la storica azienda agraria dei baroni Gallelli di Badolato, siti nei comuni di Badolato, S. Caterina, Isca, S. Montepaone, e Catanzaro, sono in parte derivati dal feudo che la famiglia ha posseduto dal 25 novembre 1658 fino all' eversione della feudalità (1806) in parte dovute ad acquisti, e in ultima parte confluite attraverso matrimoni con altre famiglie nobili di egual tradizione terriera. Articolo di Alessandra Polimeni. Fonte n.1 -Archiviazione giudiziale. Fonte n.2 -Annuario della Nobiltà Italiana www.annuariodellanobilta.com www.agrariagallelli.it https://www.agrariagallelli.it/?p=stemma

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