I baroni Gallelli di Badolato denunciano ignoti per aver provocato la caduta di piccoli massi da una parete rocciosa di loro proprietà 08/04/2025 E’ notizia di ieri che gli avvocati dei baroni Gallelli di Badolato nelle passate settimane hanno denunciato "ignoti" alla Procura della Repubblica, per aver staccato e posizionato piccoli massi e terriccio sulla strada provinciale di Badolato, simulandone così la caduta accidentale da un costone roccioso al Km 4+770 in Badolato di loro proprietà, segnalando poi l’evento all’ente amministrativo provinciale di Catanzaro, al fine strumentale di arrecare ai baroni di Badolato fastidi e beghe amministrative, cosa che è infatti puntualmente avvenuta, quando il 10.02.2025 con protocollo n. 43333 l’ente provinciale di Catanzaro con firma dell’ing. Vincenzo Coppola dell’area Tecnica -Settore Viabilità e Trasporti, diffidava i baroni Gallelli, a mettere in sicurezza il predetto costone roccioso di 100 metri sulla strada provinciale, scrivendo che vi era una situazione di pericolo al Km 4+770 in comune di Badolato in Località Mingiano, di cui Foglio n. 15 Part. n. 319.
Ovviamente la parete rocciosa in questione non è mai stata interessata alla caduta di sassi o piccoli massi (se non ovviamente causati dolosamente dall’uomo).
Inoltre a ben vedere un intervento di messa in sicurezza di tale parete rocciosa non sarebbe nemmeno possibile per i baroni di Badolato, visto che l’intervento sulla strada provinciale è appunto competenza della provincia, dunque impossibile per un privato occupare il suolo pubblico con uomini, mezzi, transenne e altr, essendo impossibile effettuare da altri luoghi tale messa in sicurezza. In realtà non è la prima volta che la ‘ndrangheta strumentalizza enti amministrativi contro i baroni Gallelli, da quando avendo costoro subito vent’anni di estorsioni dalla locale malavita organizzata, a seguito delle indagini della DDA di Catanzaro condotte dalla Squadra mobile della Questura di Catanzaro, a firma del Procuratore Dr. Nicola Gratteri, all’alba del 07.12.2017 scattava l’operazione Pietranera, la quale portava agli arresti sette (7) presunti membri del locale clan.
Il 14 novembre 2020 l’esito del processo scaturito dall’indagine “Pietranera” vedeva 4 condanne e 4 assoluzioni degli imputati, tra cui il geometra FRANCESCO LAROCCA (attualmente recluso a 4 anni per estorsione proprio nei confronti dei baroni di Badolato, nonchè fratello di Vincenzo Larocca, genero del capo bastone Gallelli-macineju, boss anch'egli detenuto per ‘ndrangheta).
Inoltre su richiesta dell’avvocato penalista SALVATORE STAIANO (difensore del malavitoso FRANCESCO LAROCCA), impiegati della REGIONE CALABRIA DIPARTIMENTO AGRICOLTURA (cittadella regionale di Catanzaro) Domenico Modaffari, Maria Innocente, Giorgio Piraino, Francesco Curcio, e Giacomo Giovinazzo, Catanzariti, Soluri, consegnavano al malavitoso FRANCESCO LAROCCA (oggi detenuto per estorsione nei confronti dei baroni di Badolato) il faldone della loro azienda agraria (violando la legge sulla privacy Legge n. 675 del 31 dicembre 1996 ) con richiesta del 19 dicembre 2018 e del 27 febbraio 2019 come risulta inoltre dal pagamento dei diritti di segreteria di euro 48.00 a opera dell’avvocato Salvatore Staiano. Grazie quindi a questi impiegati della Regione Calabria, il recluso Francesco Larocca metteva le mani su tutti i carteggi e i dati sensibili dell’azienda dei baroni Gallelli, compresi i permessi e le concessioni relative ai pozzi d'acqua, alla piscina, ai contributi europei percepiti negli anni per le varie attività agricole, nonché tutti i carteggi e i progetti relativi al loro agriturismo sito a Badolato presso tenuta Pietranera (luogo che ha appunto dato il nome all’operazione Pietranera). Successivamente il malavitoso Francesco Larocca venuto a conoscenza dei carteggi, si attivava con segnalazioni strumentali, esposti presso ARCEA, l'ASL, l'ASP, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la stessa Regione Calabria, e altri enti, strumentalizzando dunque a suo uso e consumo la pubblica amministrazione contro i baroni di Badolato, come provano le molte denunce che nei mesi successivi gli avvocati dei baroni hanno depositato nelle opportune, sedi, legali, competenti. Nella copia di accesso agli atti del faldone dei baroni Gallelli, si legge inoltre che i dipendenti Modaffari, Innocente e Curcio, scrivevano che la consegna dei faldoni Gallelli da parte della signora Soluri, è avvenuta senza essere accompagnata da un elenco di consegne, ma da faldoni anonimi senza nessuna indicazione, e solo grazie alla caparbietà del sig. Catanzariti, che approfondendo la ricerca anche in archivio presso la fondazione TERINA, in data 8 febbraio 2019 veniva individuato il faldone Gallelli e si avviava la procedura di accesso agli atti, per accontentare la richiesta del malavitoso Francesco Larocca. Dopo la consegna del faldone in questione al malavitoso Francesco Larocca, la Regione Calabria
(con firma del dirigente ing. Salvatore Siviglia) sospendeva all’azienda dei baroni di Badolato tutti i contributi europei (inclusa la PAC sul loro storico e rinomato olio extravergine di oliva) chiedendo inoltre la restituzione dell’intero contributo relativo alla forestazione, pari a quasi un milione di euro, giustificando tale richiesta col fatto che oltre il 20% dei ciliegi impiantati sui terreni dei baroni, sarebbero periti. In verità morie avvenute per cause di forza maggiore, quali incendi dolosi, alluvioni e siccità, che inoltre gli stessi tecnici dei baroni avevano nei passati anni già correttamente segnalato alla Regione Calabria, la quale per tali motivi aveva infatti già ridotto progressivamente il contributo comunitario a loro spettante. Interpellati quindi più volte per PEC dagli avvocati dei baroni Gallelli, sia il dirigente ing. Salvatore Siviglia, che la giunta regionale di Roberto Occhiuto, passati i 30 giorni NON hanno mai fornito chiarimenti e spiegazioni in merito alla consegna (senza consenso) del fascicolo aziendale dei baroni di Badolato al malavitoso Francesco Larocca.
Di fatto l’amministrazione Regionale di Roberto Occhiuto, passati i 30 giorni previsti per legge, NON ha mai risposto alle 9 (nove) PEC, raccomandate, e mail, con le quali gli avvocati dei baroni chiedevano a che titolo impiegati della regione avessero firmato la cessione del loro fascicolo aziendale (senza loro autorizzazione) al malavitoso Francesco Larocca (oggi detenuto per estorsione proprio nei confronti degli stessi baroni di Badolato a seguito dell’operazione Pietranera, a firma del Procuratore Nicola Gratteri).
Inoltre ignoti trafugavano presso gli uffici competenti del comune di Badolato, i carteggi autorizzativi delle strutture dei baroni di Badolato, e successivamente sempre il recluso Francesco Larocca, inoltrava all’ufficio tecnico del Comune di Badolato tre diverse segnalazioni, accusando di abusivismo edilizio proprio i baroni Gallelli, sostenendo infatti che i gabbioni del loro agriturismo, nonchè la piscina, e i pozzi della tenuta Pietranera, fossero stati realizzati senza i necessari permessi (permessi ricordiamo trafugati tempo prima da ignoti presso gli uffici competenti). Il barone Ettore Gallelli nominava quindi tre avvocati e due tecnici, i quali dopo aver denunciato Francesco Larocca per calunnia e Stalking, presentavano in Procura anche denunce contro ignoti per il furto delle dette autorizzazioni amministrative, producendo successivamente presso l’ufficio tecnico del comune di Badolato copie di progetti e autorizzazioni trovati e custoditi nei faldoni dell’archivio di famiglia, che provavano al contrario la piena regolarità delle strutture realizzate quasi 30 anni prima dai baroni di Badolato, ottenendo infatti l’annullamento delle ordinanze di demolizione dal comune di Badolato (quest’ultimo successivamente sciolto per ‘ndrangheta il 30 gennaio 2025).
La prova provata che tutt’oggi in Calabria esponenti della criminalità organizzata, riescono a strumentalizzare la Pubblica Amministrazione calabrese contro le aziende che hanno avuto il coraggio di denunciare.
Fonte: denuncia penale.