Identificato il piromane che ha danneggiato parzialmente due oliveti dei Baroni Gallelli di Badolato: fondamentale il drone dei due ex-Marò del Battaglione San Marco 31/08/2025 È stato individuato il responsabile dell’incendio doloso che il 07 agosto 2025 ha danneggiato superficialmente due oliveti della storica azienda agricola dei Baroni Gallelli, in località Chianti a Badolato marina.
L’uomo, residente nella zona, è stato riconosciuto grazie alle immagini ad alta definizione del drone pilotato da due ex Marò del Battaglione San Marco, assoldati dal barone Ettore Gallelli di Badolato nel maggio 2021 proprio al fine di prevenire gli incendi dolosi sulle terre facenti parte del latifondo di famiglia. Il soggetto è stato immortalato mentre appiccava deliberatamente le fiamme all’interno di una strada semi nascosta da due canneti in località Chianti. L’incendio è stato domato dopo l’intervento da parte di squadre dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e volontari locali. Le piante danneggiate, rappresentavano non solo un bene agricolo, ma anche un patrimonio storico e paesaggistico del luogo. Infatti da studi di alcuni agronomi, si deve ai baroni Gallelli il paesaggio rurale che nei secoli ha assunto oggi Badolato. Non a caso quando si parla del paesaggio di Badolato, con le sue colline disegnate da filari di ulivi, boschi storici e campi coltivati che si perdono a vista d’occhio, si parla inevitabilmente del secolare lavoro compiuto dai Baroni Gallelli di Badolato, che nei secoli hanno dunque lasciato un'impronta indelebile sul territorio. Il latifondo Gallelli, che oggi si estende per 630 ettari in cinque comuni, e intorno all’omonimo castello, non è solo una proprietà privata: è un paesaggio storico forgiato, generazione dopo generazione, attraverso una sapiente opera di coltivazione, bonifica e valorizzazione agraria del loro territorio.
Infatti fin dal XVIII secolo, i baroni Gallelli hanno trasformato vaste aree incolte e boscose in un sistema agrario ordinato, efficiente e rispettoso dell’ambiente. Le piantagioni di olivo, molte delle quali oggi secolari, sono il simbolo più evidente di questa azione lungimirante. Non si tratta solo di colture, ma di veri e propri monumenti viventi, che modellano la fisionomia del paesaggio e raccontano una storia di radicamento profondo del territorio.
Accanto agli oliveti, i baroni hanno promosso sistemi agroforestali, impiantando nei secoli querceti, agrumeti vigneti, pe ascoli, tracciando sentieri rurali, canali di scolo, e muretti a secco. Ogni elemento del paesaggio attuale rispecchia una visione agronomica complessa, che unisce produttività e tutela del suolo.
Il latifondo Gallelli è un modello di gestione territoriale, dato che si è distinto nei secoli per una gestione attiva e responsabile del territorio, con attenzione al lavoro contadino, alla sostenibilità e alla conservazione delle risorse naturali. Ancora oggi, molte aree agricole della zona conservano l’impianto originario progettato dai baroni, testimonianza della loro influenza sull’identità del luogo, da cui appunto il predicato "di Badolato" sul cognome.
“Camminare tra questi campi significa attraversare secoli di lavoro e cura,” ha dichiarato il barone Ettore Gallelli di Badolato, attuale custode della tenuta. “Abbiamo sempre visto la terra come una responsabilità da tramandare, non solo come un bene da sfruttare.”
Al centro di questo paesaggio modellato con maestria si erge Castello Gallelli, residenza nobiliare fortificata che ancora oggi domina le colline di Badolato. Da qui partivano le direttive per la coltivazione, la gestione delle risorse e la protezione del territorio. Il castello non era solo un simbolo di potere, ma anche un centro operativo agricolo e sociale, in dialogo costante con i coloni e la comunità locale.
Oggi, in un’epoca in cui il paesaggio rurale rischia l’abbandono o la cementificazione, il latifondo e la tenuta Gallelli continua a rappresentare un esempio virtuoso di equilibrio tra tradizione e innovazione. Le recenti iniziative per la prevenzione degli incendi, la valorizzazione della biodiversità, testimoniano la volontà della famiglia di preservare e condividere un’eredità paesaggistica e culturale unica.
Già dal maggio 2021, per prevenire proprio episodi come questo, il barone Ettore Gallelli di Badolato aveva assunto due ex marò del Battaglione San Marco, incaricandoli della sorveglianza armata del latifondo, con particolare attenzione alla stagione estiva e al rischio incendi.
“La protezione del nostro paesaggio e delle nostre colture non è solo una responsabilità privata, ma un dovere verso la storia e l’ambiente,” ha dichiarato il barone.
“L’intervento del drone è stato decisivo, e dimostra quanto oggi la tecnologia possa fare la differenza nella tutela del territorio.
L’episodio conferma l’efficacia delle strategie di sorveglianza integrata, che uniscono presenza umana qualificata e tecnologie avanzate. Il sistema adottato dal barone Gallelli, con ex militari specializzati, droni e fototrappole, in collaborazione con le autorità, potrebbe diventare un modello replicabile in altre zone rurali ad alto rischio incendi.
Fonte: denuncia.
In foto uno degli ex- Marò del Battaglione San Marco in pattugliamento a castello Gallelli.
A cura di Martina Belli.