Il rinascimento olivicolo dei baroni Gallelli di Baodolato 29/03/2025 Dove a Badolato in agosto 2024 un incendio doloso aveva bruciato alcuni pini sulla collina che troneggia tenuta Pietranera, e alcune piante di uliveto in località Chianti, di proprietà dell’azienda agricola dei Baroni Gallelli di Badolato, ieri sono stati ripiantati nuovi pini e nuove piante di olivo della varietà Carolea, rimediando ai danni di quell’incendio. Con oltre 630 ettari di coltivazioni biologiche e biodinamiche, l’azienda agricola dei Baroni di Badolato è una delle più antiche d’Italia, tramandata in linea diretta da padre in figlio dal 1589.
“Abbiamo deciso di agire subito, non solo per ricostruire ciò che è andato perso, anche se in minima parte, ma per lanciare un segnale di amore per la terra e rispetto per la storia e il nostro territorio”, ha dichiarato il Barone Ettore Gallelli di Badolato.
I nuovi pini e ulivi, selezionati tra varietà autoctone calabresi, sono stati messi a dimora proprio sui terreni ove la vegetazione era stata ridotta in cenere. Le operazioni di piantumazione sono state condotte in modo attento e sostenibile, secondo i principi dell’agricoltura biologica certificata, con l’obiettivo non solo di ripristinare la produttività, ma anche di preservare l’equilibrio ecologico della zona.
Tradizione e tutela del paesaggio rurale.
L’azienda agricola dei Baroni Gallelli, derivata dall’antico feudo di Badolato, che la casata governò dal 25 novembre 1658 al 1806 è oggi considerata un punto di riferimento per la tutela del paesaggio rurale e la valorizzazione della cultura agricola di Badolato.
Con questa nuova ripiantumazione, i baroni Gallelli rinnovano il loro impegno per il territorio, investendo nella sua bellezza e nel suo futuro.
L’iniziativa si inserisce in una visione più ampia di rigenerazione sociale e ambientale del territorio. In un’epoca in cui molte aree rurali calabresi soffrono di abbandono e spopolamento, la scelta di ripiantare ulivi rappresenta un atto di responsabilità e lungimiranza.
“Ogni albero piantato è un seme di futuro.
Non ci arrendiamo al degrado o alla rassegnazione: la nostra terra merita di essere curata e tramandata”, ha aggiunto il barone Ettore Gallelli di Badolato.
Esperti agronomi coinvolti nel progetto hanno sottolineato che, in molti casi, gli ulivi danneggiati dal fuoco sono in grado di rigenerarsi dai polloni basali. Tuttavia, per le piante completamente compromesse, la sostituzione con giovani alberi è stata indispensabile. I nuovi ulivi verranno monitorati nei prossimi mesi per garantirne l’attecchimento e la crescita. Il territorio di Badolato, incastonato tra le colline e il mare della Calabria ionica, ha subito profonde trasformazioni nei secoli, molte delle quali sono riconducibili proprio all’influenza esercitata dalla famiglia dei baroni Gallelli. Provenienti dalla Dalmazia, città in cui erano annoverati tra i nobili già nel censimento nobiliare del 1283, ottenendo poi il titolo di Conti di Pago e Nona, i Baroni Gallelli si sono affermati come protagonisti indiscussi della vita economica e agraria di Badolato a partire dal XVII secolo, attraverso l’ottenimento del titolo di Baroni di Badolato il 25 novembre 1858 e quindi il vasto latifondo che ha modellato non solo l'economia ma anche il paesaggio stesso di Badolato.
I Gallelli acquisirono titoli e terre a Badolato a partire dalla fine del 1500, beneficiando dei processi di vendita di terre da parte della Corona Spagnola. Col titolo baronale ottenuto come detto il 25 novembre 1658 e una gestione oculata, riuscirono a consolidare un imponente complesso agrario composto da masserie, poderi e boschi. Il latifondo dei Gallelli si estendeva in origine su migliaia di ettari e comprendeva terre coltivabili, pascoli e risorse forestali, in un sistema tipico della struttura feudale meridionale.
La conduzione agricola era di tipo estensivo, basata su grano, olio e allevamento, secondo una logica di sfruttamento intensivo della manodopera contadina. Tuttavia, i Baroni Gallelli furono anche promotori di forme di gestione relativamente moderne per l’epoca. Introdussero, ad esempio, sistemi di rotazione colturale e migliorie fondiarie per aumentare la produttività. Alcuni documenti d’archivio attestano l’esistenza di "manuali agrari" e contratti enfiteutici che regolavano i rapporti tra i Baroni e i coloni.
Come detto furono proprio i Baroni Gallelli a modellare il paesaggio rurale badolatese, attraverso l’impianto di grandi estensioni di oliveti, vigneti, agrumeti, nonché strade e muretti a secco che ancora oggi si incontrano sulle colline.
Si deve sempre a loro l’incastellamento del feudo di Badolato, dato che il casato assieme al castello normanno in Badolato borgo, eresse nei secoli forte Giambartolo, forte Zangares, forte del Mandrile, e in ultimo castello Gallelli della tenuta Pietranera, che è il maniero che domina il passo che conduce al medievale borgo di Badolato.
Tutte fortificazioni edificate all’interno della baronia di Badolato, al fine di controllare e difendere i loro possedimenti terrieri.
Interventi tangibili di questa trasformazione.
Il paesaggio non era solo funzionale alla produzione, ma rispecchiava anche una precisa visione del potere baronale: ordinato, controllato, visibile.
Il controllo del territorio, infatti, era anche una forma di legittimazione sociale.
Rapporti sociali e conflitti
Nel corso dei secoli, non mancarono tensioni tra la famiglia Gallelli e la popolazione contadina, soprattutto nei momenti di crisi agraria o durante i fermenti rivoluzionari del XIX secolo. Le riforme post-unitarie e l’abolizione del feudalesimo misero progressivamente in discussione il potere baronale, ma la famiglia riuscì a mantenere ampie porzioni del proprio patrimonio fondiario anche nel XX secolo, adattandosi al nuovo assetto con una gestione più imprenditoriale.
Eredità contemporanea
Oggi, sebbene il latifondo come istituzione sia scomparso, l’impronta lasciata dai Baroni Gallelli è ancora visibile nel paesaggio agrario di Badolato. Le tracce fisiche del passato, antichi casali, tracciati agricoli, nomi di località, impianti di vigne e oliveti, convivono con una memoria storica che restituisce il senso di un rapporto secolare tra nobiltà, terra e comunità. La storia della famiglia Gallelli non è solo una vicenda nobiliare, ma rappresenta un capitolo fondamentale per comprendere come il potere fondiario abbia plasmato il volto rurale del Sud Italia.
L’esempio dei baroni Gallelli è quello di una nobiltà non solo di titolo, ma di visione: la scelta di investire tempo, risorse e passione nella terra, proprio là dove il fuoco ha cercato di cancellare tutto, è un messaggio forte che parla di radici, identità e speranza.
Nato a Trieste il 13.08.1973 Ettore Gallelli di Badolato è l’attuale XIIº barone Gallelli di Badolato, nonchè Conte Palatino (del Sacro Palazzo Lateranense), cav. Jure Sanguinis del Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio (Gran Maestro don Pedro di Borbone due Sicilie); cav. Dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, cav. di Malta ad Honorem della Reale Arciconfraternita dei cavalieri di Malta di Catanzaro.
Dottore in Sc. Politiche con una tesi sull’imprenditoria agricola femminile in Calabria, come il padre è anch’egli imprenditore agrario a titolo professionale, proprietario di castello Gallelli della tenuta di Pietranera di Badolato, co-fondatore assieme alla moglie del marchio Castello Gallelli-grandi eventi.
Sposa a Roma il 9.6.2007 la Nobile Isabella dei Baroni Corsi di Turri e Moggio, nata a Roma il 27 nov. 1976; imprenditrice, figlia del Barone Stefano nato a Roma il 30.giu.1945 sposa a Roma il 25.ott.1975 Donna Fabiola Cenci Bolognetti dei Principi di Vicovaro, casata quest’ultima che diede i natali a Papa Giovanni X Cenci (Tossignano, 860 circa – Roma, 928 il quale è stato il 122º papa della Chiesa cattolica dal marzo 914 al 27 maggio 928).
Da quest'unione vede la luce il Nobile Lorenzo Gallelli Benso de Salazar di Badolato n. a Roma il 26 giu. 2010.
Nel 2017, alla scomparsa del vecchio Barone Vittorio Gallelli di Badolato, Don Ettore ha raccolto un’eredità non solo nobiliare, ma anche imprenditoriale, e incarna una continuità dinastica secolare, simbolo di radicamento territoriale, coerenza familiare e conservazione di valori nobiliari.
Con coraggio, visione e determinazione, il giovane Barone ha preso brillantemente le redini dell’azienda di famiglia alla morte del padre (20.12.2016) segnando l’inizio di una nuova fase, ricca di sfide e innovazioni, ma sempre nel solco della tradizione.
L’ingresso di Don Ettore alla guida dell’impresa non è stato un semplice passaggio generazionale, ma una vera e propria rinascita. Forte di una formazione moderna e di una visione internazionale, ha saputo coniugare il rispetto per le radici con una spinta verso il futuro.
Sotto la sua direzione:
1)-il 2019 è l’anno nel quale sono state acquistate nuove terre coltivate ad oliveto nei pressi del castello di famiglia, allargando quindi ulteriormente l’estensione fondiaria, portandola dagli originari 480 ettari agli attuali 630 ettari, che includono boschi, uliveti, seminativi, e pascoli.
2)-2020-2021-2022-2023 sono gli anni di vittoria legale e riacquisizione di 4 fondi coltivati abusivamente da terzi.
3)-2024 è l’anno dell’intensificazione degli investimenti nel settore turistico, potenziando la ricettività di castello Gallelli grandi eventi e di casale castello Gallelli
www.castellogallelli.it
www.casalecastellogallelli.it
Ciò che distingue il Barone Ettore Gallelli non è solo la capacità gestionale, ma un profondo senso di responsabilità nei confronti del nome che porta e della comunità che lo circonda. Il suo approccio umano e diretto lo ha reso una figura stimata non solo tra i collaboratori, ma anche tra i concorrenti, che lo riconoscono come un interlocutore serio e appassionato.
Oggi, l’azienda di famiglia, sotto la guida del Barone Ettore è considerata un esempio virtuoso di continuità e rinnovamento, e rappresenta un modello di come si possa onorare il passato costruendo un futuro solido e lungimirante.
Il nome dei Baroni Gallelli di Badolato continua così a essere sinonimo di eccellenza, grazie alla leadership di un uomo che ha saputo trasformare un momento di lutto in un’occasione di rinascita. Un barone, sì, ma prima di tutto un imprenditore moderno, capace di fare della tradizione una leva per l’innovazione.
Fonte: Fascicolo aziendale Confagricoltura.
A cura di Mattia Ferri.
In foto il Barone Luca, primo barone Gallelli di Badolato, olio su tela cm. 180x202 anno 1658 (collezione Gallelli).